Giornata Missionaria - Parrocchia di San Giovanni - Averzzano AQ

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA 97ma GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2023
 
22 ottobre 2023
         
Cuori ardenti, piedi in cammino (cfr Lc 24,13-35)
 
Cari fratelli e sorelle!
 
Per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno ho scelto un tema  che prende spunto dal racconto dei discepoli di Emmaus, nel Vangelo di  Luca (cfr 24,13-35): «Cuori ardenti, piedi in cammino». Quei due  discepoli erano confusi e delusi, ma l’incontro con Cristo nella Parola e  nel Pane spezzato accese in loro l’entusiasmo per rimettersi in cammino  verso Gerusalemme e annunciare che il Signore era veramente risorto.  Nel racconto evangelico, cogliamo la trasformazione dei discepoli da  alcune immagini suggestive: cuori ardenti per le Scritture spiegate da Gesù, occhi aperti nel riconoscerlo e, come culmine, piedi in cammino.  Meditando su questi tre aspetti, che delineano l’itinerario dei  discepoli missionari, possiamo rinnovare il nostro zelo per  l’evangelizzazione nel mondo odierno.
 
1. Cuori ardenti «quando ci spiegava le Scritture». La Parola di Dio illumina e trasforma il cuore nella missione.
 
Sulla via da Gerusalemme a Emmaus, i cuori dei due discepoli erano  tristi – come traspariva dai loro volti – a causa della morte di Gesù,  nel quale avevano creduto (cfr v. 17). Di fronte al fallimento del  Maestro crocifisso, la loro speranza che fosse Lui il Messia è crollata  (cfr v. 21).
 
Ed ecco, «mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona  si avvicinò e camminava con loro» (v. 15). Come all’inizio della  vocazione dei discepoli, anche ora nel momento del loro smarrimento, il  Signore prende l’iniziativa di avvicinarsi ai suoi e camminare al loro  fianco. Nella sua grande misericordia, Egli non si stanca mai di stare  con noi, malgrado i nostri difetti, i dubbi, le debolezze, nonostante la  tristezza e il pessimismo ci inducano a diventare «stolti e lenti di  cuore» (v. 25), gente di poca fede.
 
Oggi come allora, il Signore risorto è vicino ai suoi discepoli  missionari e cammina accanto a loro, specialmente quando si sentono  smarriti, scoraggiati, impauriti di fronte al mistero dell’iniquità che  li circonda e li vuole soffocare. Perciò, «non lasciamoci rubare la  speranza!» (Esort. ap. Evangelii gaudium,  86). Il Signore è più grande dei nostri problemi, soprattutto quando li  incontriamo nell’annunciare il Vangelo al mondo, perché questa  missione, in fin dei conti, è sua e noi siamo semplicemente i suoi umili  collaboratori, “servi inutili” (cfr Lc 17,10).
 
Esprimo la mia vicinanza in Cristo a tutti i missionari e le  missionarie nel mondo, in particolare a coloro che attraversano un  momento difficile: il Signore risorto, carissimi, è sempre con voi e  vede la vostra generosità e i vostri sacrifici per la missione di  evangelizzazione in luoghi lontani. Non tutti i giorni della vita sono  pieni di sole, ma ricordiamoci sempre delle parole del Signore Gesù ai  suoi amici prima della passione: «Nel mondo avete tribolazioni, ma  abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33).
 
Dopo aver ascoltato i due discepoli sulla strada per Emmaus, Gesù  risorto «cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte  le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27). E i cuori dei  discepoli si riscaldarono, come alla fine si confideranno l’un l’altro:  «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi  lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (v. 32). Gesù infatti è  la Parola vivente, che sola può far ardere, illuminare e trasformare il  cuore.
 
Così comprendiamo meglio l’affermazione di San Girolamo: «Ignorare le Scritture è ignorare Cristo» (In Is., Prologo).  «Senza il Signore che ci introduce è impossibile comprendere in  profondità la Sacra Scrittura, ma è altrettanto vero il contrario: senza  la Sacra Scrittura restano indecifrabili gli eventi della missione di  Gesù e della sua Chiesa nel mondo» (Lett. ap. M.P. Aperuit illis,  1). Perciò, la conoscenza della Scrittura è importante per la vita del  cristiano, e ancora di più per l’annuncio di Cristo e del suo Vangelo.  Altrimenti, che cosa si trasmette agli altri se non le proprie idee e i  propri progetti? E un cuore freddo, potrà mai far ardere quello degli  altri?
 
Lasciamoci dunque sempre accompagnare dal Signore risorto che ci  spiega il senso delle Scritture. Lasciamo che Egli faccia ardere il  nostro cuore, ci illumini e ci trasformi, affinché possiamo annunciare  al mondo il suo mistero di salvezza con la potenza e la sapienza che  vengono dal suo Spirito.
 
2. Occhi che «si aprirono e lo riconobbero» nello spezzare il pane. Gesù nell’Eucaristia è culmine e fonte della missione.
 
I cuori ardenti per la Parola di Dio spinsero i discepoli di Emmaus a  chiedere al misterioso Viandante di restare con loro sul far della  sera. E, intorno alla mensa, i loro occhi si aprirono e lo riconobbero  quando Lui spezzò il pane. L’elemento decisivo che apre gli occhi dei  discepoli è la sequenza delle azioni compiute da Gesù: prendere il pane,  benedirlo, spezzarlo e darlo a loro. Sono gesti ordinari di un  capofamiglia ebreo, ma, compiuti da Gesù Cristo con la grazia dello  Spirito Santo, rinnovano per i due commensali il segno della  moltiplicazione dei pani e soprattutto quello dell’Eucaristia,  sacramento del Sacrificio della croce. Ma proprio nel momento in cui  riconoscono Gesù in Colui-che-spezza-il-pane, «egli sparì dalla loro  vista» (Lc 24,31). Questo fatto fa capire una realtà essenziale  della nostra fede: Cristo che spezza il pane diventa ora il Pane  spezzato, condiviso con i discepoli e quindi consumato da loro. È  diventato invisibile, perché è entrato ora dentro i cuori dei discepoli  per farli ardere ancora di più, spingendoli a riprendere il cammino  senza indugio per comunicare a tutti l’esperienza unica dell’incontro  con il Risorto! Così Cristo risorto è Colui-che-spezza-il-pane e al  contempo è il Pane-spezzato-per-noi. E dunque ogni discepolo missionario  è chiamato a diventare, come Gesù e in Lui, grazie all’azione dello  Spirito Santo, colui-che-spezza-il-pane e colui-che-è-pane-spezzato per  il mondo.
 
A questo proposito, occorre ricordare che un semplice spezzare il  pane materiale con gli affamati nel nome di Cristo è già un atto  cristiano missionario. Tanto più lo spezzare il Pane eucaristico che è  Cristo stesso è l’azione missionaria per eccellenza, perché l’Eucaristia  è fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa.
 
Lo ha ricordato il Papa Benedetto XVI: «Non possiamo tenere per noi  l’amore che celebriamo nel Sacramento [dell’Eucaristia]. Esso chiede per  sua natura di essere comunicato a tutti. Ciò di cui il mondo ha bisogno  è l’amore di Dio, è incontrare Cristo e credere in Lui. Per questo  l’Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita della Chiesa; lo è  anche della sua missione: “Una Chiesa autenticamente eucaristica è una  Chiesa missionaria”» (Esort. ap. Sacramentum caritatis, 84).
 
Per portare frutto dobbiamo restare uniti a Lui (cfr Gv 15,4-9). E questa unione si realizza attraverso la preghiera quotidiana, in particolare nell’adorazione,  nel rimanere in silenzio alla presenza del Signore, che rimane con noi  nell’Eucaristia. Coltivando con amore questa comunione con Cristo, il  discepolo missionario può diventare un mistico in azione. Che il nostro  cuore brami sempre la compagnia di Gesù, sospirando l’ardente richiesta  dei due di Emmaus, soprattutto quando si fa sera: “Resta con noi,  Signore!” (cfr Lc 24,29).
 
3. Piedi in cammino, con la gioia di raccontare il Cristo Risorto. L’eterna giovinezza di una Chiesa sempre in uscita.
 
Dopo aver aperto gli occhi, riconoscendo Gesù nello «spezzare il  pane», i discepoli «partirono senza indugio e fecero ritorno a  Gerusalemme» (cfr Lc 24,33). Questo andare in fretta, per  condividere con gli altri la gioia dell’incontro con il Signore,  manifesta che «la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di  coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da  Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore,  dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia»  (Esort. ap. Evangelii gaudium,  1). Non si può incontrare davvero Gesù risorto senza essere infiammati  dal desiderio di dirlo a tutti. Perciò, la prima e principale risorsa  della missione sono coloro che hanno riconosciuto Cristo risorto, nelle  Scritture e nell’Eucaristia, e che portano nel cuore il suo fuoco e  nello sguardo la sua luce. Costoro possono testimoniare la vita che non  muore mai, anche nelle situazioni più difficili e nei momenti più bui.
 
L’immagine dei “piedi in cammino” ci ricorda ancora una volta la perenne validità della missio ad gentes,  la missione data alla Chiesa dal Signore risorto di evangelizzare ogni  persona e ogni popolo sino ai confini della terra. Oggi più che mai  l’umanità, ferita da tante ingiustizie, divisioni e guerre, ha bisogno  della Buona Notizia della pace e della salvezza in Cristo. Colgo  pertanto questa occasione per ribadire che «tutti hanno il diritto di  ricevere il Vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza  escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi  condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto  desiderabile» (ibid.,  14). La conversione missionaria rimane l’obiettivo principale che  dobbiamo proporci come singoli e come comunità, perché «l’azione  missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa» (ibid., 15).
 
Come afferma l’apostolo Paolo, l’amore di Cristo ci avvince e ci spinge (cfr 2 Cor  5,14). Si tratta qui del duplice amore: quello di Cristo per noi che  richiama, ispira e suscita il nostro amore per Lui. Ed è questo amore  che rende sempre giovane la Chiesa in uscita, con tutti i suoi membri in  missione per annunciare il Vangelo di Cristo, convinti che «Egli è  morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per sé stessi,  ma per colui che è morto e risorto per loro» (v. 15). A questo movimento  missionario tutti possono contribuire: con la preghiera e l’azione, con  offerte di denaro e di sofferenze, con la propria testimonianza. Le  Pontificie Opere Missionarie sono lo strumento privilegiato per favorire  questa cooperazione missionaria a livello spirituale e materiale. Per  questo la raccolta di offerte della Giornata Missionaria Mondiale è  dedicata alla Pontificia Opera della Propagazione della Fede.
 
L’urgenza dell’azione missionaria della Chiesa comporta naturalmente  una cooperazione missionaria sempre più stretta di tutti i suoi membri  ad ogni livello. Questo è un obiettivo essenziale del percorso sinodale  che la Chiesa sta compiendo con le parole-chiave comunione, partecipazione, missione.  Tale percorso non è sicuramente un piegarsi della Chiesa su sé stessa;  non è un processo di sondaggio popolare per decidere, come in un  parlamento, che cosa bisogna credere e praticare o no secondo le  preferenze umane. È piuttosto un mettersi in cammino come i discepoli di  Emmaus, ascoltando il Signore Risorto che sempre viene in mezzo a noi  per spiegarci il senso delle Scritture e spezzare il Pane per noi,  affinché possiamo portare avanti con la forza dello Spirito Santo la sua  missione nel mondo.
 
Come quei due discepoli narrarono agli altri ciò che era accaduto lungo la via (cfr Lc  24,35), così anche il nostro annuncio sarà un raccontare gioioso il  Cristo Signore, la sua vita, la sua passione, morte e risurrezione, le  meraviglie che il suo amore ha compiuto nella nostra vita.
 
Ripartiamo dunque anche noi, illuminati dall’incontro con il Risorto e  animati dal suo Spirito. Ripartiamo con cuori ardenti, occhi aperti,  piedi in cammino, per far ardere altri cuori con la Parola di Dio,  aprire altri occhi a Gesù Eucaristia, e invitare tutti a camminare  insieme sulla via della pace e della salvezza che Dio in Cristo ha  donato all’umanità.
 
Santa Maria del cammino, Madre dei discepoli missionari di Cristo e Regina delle missioni, prega per noi!
 
Roma, San Giovanni in Laterano, 6 gennaio 2023, Solennità dell’Epifania del Signore.
 
FRANCESCO
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